Lo studio all’interno della NBL non si ferma mai, e l’ampia quantità di dati forniti da NBLstats+, le esclusive statistiche della NBL relative a ogni partita, si arricchisce di una nuova pagina con un parametro inedito: il Performance Factor (PF). Questo nuovo strumento permetterà di valutare in modo oggettivo e trasversale le prestazioni dei giocatori. Ma procediamo con ordine.
Siamo ancora nell’ambito dell’analisi statistica-probabilistica avanzata, una sezione che era già in progetto all’epoca dell’introduzione di NBLstats+, ma che ha richiesto tempo e lavoro per arrivare a quanto vedremo oggi.
La domanda da cui siamo partiti è semplice: a carte distribuite, esiste un giocatore più favorito per la vittoria? E, se sì, possiamo quantificare questa probabilità in modo concreto?
La risposta è sì. Questo porta a un nuovo modo di pensare: l’influenza delle carte è ora un fatto dimostrabile e misurabile. È possibile determinare quanto le carte influenzano una partita e se c’era margine per risultati diversi da quelli ottenuti.
Per ottenere questi dati, partiamo dagli xP Primari, calcolati mano per mano. Attraverso un calcolo combinatorio su tutte le mani, otteniamo risultati ipotetici per i giocatori, legati a una probabilità di vittoria.
Nell’esempio relativo alla finale della Defender’s Cup, scopriamo che Gaetano Savoca ha avuto in potenza le migliori carte con il 57.2% possibilità di vincere la partita, mentre per Claudio Barbagallo le speranze erano quasi nulle, ovvero in base alle carte avute non c’era molto da fare per lui.
Posto quindi che le probabilità di vittoria sono quelle sopra viste, vediamo ora nel dettaglio tutte le probabilità di piazzamento, quindi troviamo in basso i piazzamenti da 5 a 1 e per ogni giocatore la probabilità di ritrovarsi in quella posizione a fine partita. I picchi ci dicono quale posizione era da attendersi.
Questo viene ancora una volta dagli xP Primari; quindi senza che si sia giocato nessun giro e senza che ci sia stata l’effettiva asta. Nel secondo grafico sopra pubblicato, viene effettuato lo stesso ragionamento ma stavolta specificando quale sia stato il punteggio atteso. L’informazione che il secondo grafico ci fornisce è molto più preziosa di quanto possa sembrare; infatti non solo è importante valutare il picco di valore, cioè quale fosse il valore più probabile da attendersi per ogni giocatore, ma ci permette di capire quanta probabilità ci fosse per ogni giocatore di attendersi un punteggio diverso. Più una curva è svasata ai lati e più le possibilità per un giocatore di avere un punteggio finale diverso dal picco tutto sommato non erano così diverse.
Adesso lo stesso discorso può essere fatto prendendo come riferimento gli xP Secondari. Gli Expected Points secondari, sono nettamente i più fedeli, perché partono da condizioni più solide di partenza, cioè sono noti il vero chiamante, e l’esito del giro al buio. Poter confrontare xP Primari con xP Secondari permette di fornire una chiave di lettura della fase più critica di tutta la mano, ovvero il giro al buio.
Gli xP Secondari così ci forniscono, tolto il nodo del giro al buio, un’analisi qualitativa di altissima fattura sulla performance dei giocatori relativa alla gestione dello svolgimento di una mano.
Ed ecco quindi i dati che escono fuori considerando gli xP Secondari.
Notiamo che tutte le distribuzioni delle probabilità hanno uno svasamento delle curve, ovvero sono molto più distese, segno che nel caso specifico la partita ha visto scenari diversi con differenze di probabilità non eccessive.
Dagli xP Secondari si evince che Daniele partiva favorito stavolta rispetto a Gaetano e che Claudio ha migliorato le sue possibilità ma di pochissimo, salendo al 2.3%.
E veniamo così all’introduzione di questo nuovo parametro targato NBL, chiamato Performance Factor (PF). Il Performance Factor è la sintesi estremamente sintetica della qualità di gioco espressa dai giocatori in campo con riferimento alle condizioni standard che escono fuori dalle statistiche.
Quindi per semplificare ci dice come ha giocato un giocatore a prescindere dalle carte ricevute. Quindi ancora più semplicemente in sostanza possiamo sapere così chi ha giocato meglio in una certa partita come se tutti avessero avuto la stessa qualità di carte, una sorta di normalizzazione del potenziale relativo alle carte.
Il Performance Factor PF come viene calcolato? Senza scendere nei dettagli, diciamo prima di tutto che è un fattore creato ad hoc dalla NBL, quindi un parametro con un algoritmo arbitrario, che si fonda però su dati statistici. È stato creato un parametro che va da -5 ad un massimo di +5 e che permette così di valutare quanto è stato bravo in una partita quel giocatore a raccogliere quello che le carte e le situazioni gli hanno offerto.
Il valore va a scatti di 0.5 e quindi approssima dei decimali, come in questo caso che vedrebbe Simone Stagnitta a +1.66 mentre Daniele Raiti a +1.44.
Più il valore si avvicina a 5 e più il giocatore ha giocato una partita di grande livello, al contrario con -5 ovviamente, mentre intorno allo zero il giocatore ha performato in maniera standard, come era lecito attendersi.
Il Performance Factor è ancora in fase sperimentale e nei prossimi mesi verrà calcolato su tutte le partite della stagione 2024 per ogni giocatore che ha giocato una partita analizzata da NBLstats+.
A fine stagione la NBL introdurrà due premi relativi al Performance Factor, raccogliendo tutti i dati passati e futuri di questa stagione per stabilire il miglior PF assoluto dell’anno e il giocatore con la media PF migliore.