All’apparenza il nome che non ti aspetti, ma se studi attentamente i dati ti accorgi che si tratta di una continua evoluzione.
La vittoria di Daniele Raiti è soltanto il proseguimento di un percorso che ha preso la strada giusta qualche anno prima. Nelle 17 edizioni della Champions League abbiamo imparato che vincerla può essere anche questione di situazioni favorevoli, di giornate in cui tutto va bene e le carte ti sorridono. Ciò che contraddistingue un vero campione della NBL è il contesto che si sviluppa attorno alla vittoria della Champions.
Daniele ha saputo rimettersi sui binari giusti, nonostante sia anche lui uno della prima ora, all’inizio ha manifestato molta discontinuità, poca partecipazione, tra amichevoli e Serie A. Non è un caso che da quando ha voltato pagina la situazione per lui si sia ribaltata. Dal 2010 al 2015 solo 2 trofei vinti. Dal 2016 al 2020 i trofei vinti sono 6 e tra questi ovviamente il più importante. È vero che l’anno successivo è stato per lui abbastanza negativo ma è anche vero che si è ritovato nei momenti più difficili a partire dall’ampia salvezza conquistata in Super League lo scorso anno e il raggiungimento delle Finals quest’anno.
Negli anni ha migliorato di molto l’interpretazione della partita e non trascura alcuna fase di gioco: ha capito che la differenza sta nei dettagli. E non è un caso che è diventato il Cappottista di riferimento del circuito mondiale, lì dove ogni aspetto può fare la differenza.