La notizia dell’addio clamoroso di Simone Stagnitta, annunciata poche ore dopo la conclusione dell’ultima 24 Ore di Briscola in 5, disputata circa una settimana fa, ha suscitato grande clamore. Simone, infatti, ha comunicato personalmente alla redazione che questa quindicesima edizione è stata la sua ultima come giocatore.
Nelle ultime ore, Simone ha spiegato meglio i retroscena di questa decisione. “In passato avevo già considerato l’idea di chiudere questo capitolo, ma ho sempre rimandato. Prima di tutto, voglio chiarire che partecipare a questo torneo è già un traguardo importante, e il divertimento e il coinvolgimento valgono sicuramente il prezzo del biglietto. Detto questo, però, devo fare i conti con i veri motivi per cui faccio parte della NBL: partecipo per vincere, non certo per fare numero. Come tutti, cerco di vincere ogni torneo e il mio obiettivo è provare a vincerli tutti, nonostante l’eccelso valore degli avversari.
Considerando questo, credo che il mio percorso nella 24 Ore di Briscola in 5 sia giunto al termine. Ho provato con tutte le mie forze a vincere un torneo che considero, dal punto di vista statistico, alla portata di chiunque, ma che mi ha puntualmente respinto in tutte le mie 14 partecipazioni. Ho fallito ogni volta, e questo mi ha portato a dire basta. Con estrema umiltà, faccio un passo indietro in una competizione che ritengo la più spettacolare, ma in cui non sono all’altezza della vittoria. È tempo di concentrarmi sugli obiettivi che ho ancora da raggiungere, come la Champions League.”
Con queste parole, Simone si congeda dopo 14 partecipazioni senza vittorie, un triste record che potrebbe essere eguagliato da Simone Berizia e Francesco Gullo jr, gli unici altri giocatori con più di 5 presenze a non aver mai vinto questo torneo.
Simone ha voluto aggiungere alcuni dettagli: “Prima di questa edizione, ho analizzato la situazione in modo asettico e credo di aver trovato una spiegazione. Ho preparato delle possibili contromosse e ne ho parlato anche con Giovanni Nastasi dopo il sorteggio; i dati continuano a indicare che il ragionamento è corretto, ma mancano prove concrete per poter avanzare contromisure. Avrei voluto sperimentare alcune soluzioni, ma non ce n’è stata l’occasione. Sapendo che questa sarebbe stata la mia ultima edizione, avrei voluto concludere con una squadra da due, giocando per 12 ore.”
Sul suo futuro nella 24 Ore, Simone non ha dubbi: “Resterà il torneo per eccellenza da organizzare fin quando ci sarà il numero minimo di partecipanti, per gli anni che restano della NBL, che benché si avvii alla conclusione, gode di ottima salute. Sto anche valutando la possibilità di concentrarmi sul potenziamento dei dati statistici dell’evento stesso, ma non posso ancora fare previsioni perché è troppo presto.”