In conferenza stampa pre partita Simone Stagnitta si presenta con il solito equilibrio, confermando un’identità ormai cristallizzata. La finale di Coppa di Lega 2025 rappresenta un’altra tappa di una stagione già storica per lui, segnata dal trionfo tanto atteso ne La 24 Ore e dalla rincorsa al primo posto del ranking.
«È un piacere per me essere qua oggi,» esordisce Simone. «La finale è sempre difficile da raggiungere. Questa Lega, in ogni torneo, nasconde tante insidie, tantissima concorrenza: tutti vogliono vincere. Arrivare sempre in fondo è complicato. Certamente la Coppa di Lega ha un sapore diverso. Certo, avremmo tutti voluto essere in Super League, però la situazione è questa.»
Il percorso verso la finale è passato da tre partite contro Piero Pagano, una sfida non semplice da incasellare. «Le prime due sono state giocate molto bene,» spiega Simone. «Però non sono state partite lisce: scorbutiche, perché Piero era spesso mio compagno o chiamava me. Eravamo quasi sempre insieme. C’è stata davvero difficoltà a prendere vantaggio, nonostante avessi avuto ottime carte. Alla fine mi sono costruito un vantaggio di venti punti, e lì è iniziato un processo strano che mi ha portato a perderlo nell’ultima partita. Piero è stato bravo. È stata una partita sofferta, difensiva, dove ho sbagliato strategia. Una o due chiamate forse potevano essere fatte. Bisogna migliorare questi aspetti: qui nessuno ti regala niente.»
Simone osserva che gran parte della sua stagione è stata un percorso di gestione mentale, più che tecnica. «Bisogna passare da queste partite, nell’NBL è così. Sapendo che è proprio così che bisogna migliorare: passando da partite complicate, difficili da gestire mentalmente. Alla fine sono stato freddo e lucido nel lasciare una chiamata a Piero: sarebbe stata comunque pleonastica, visto il vantaggio rassicurante che avevo.»
Simone parla di un paradosso della sua stagione: i risultati sono buoni, ma le carte no. «Se devo essere sincero, quest’anno non ho avuto carte buone… escludendo la 24 Ore, e solo due o tre ore sulle 8 totali della 24 Ore. Per il resto ho sofferto tanto, nonostante l’ottimo punteggio finale. È complicato: sembra statisticamente improbabile, però è così. In Super League, nelle prime giornate, non ho visto nessuna carta. Il primo punto l’ho fatto contro Arturo, e mi riempie d’orgoglio rubare qualche punto a lui, che sta dominando.»
Lo stesso discorso si ripete per l’Endurance Cup. «È stata clamorosa. Un disastro. Devo essere sincero: ci ho messo del mio. Era una giornata completamente storta, non ero in condizioni fisiche. E ho peggiorato la situazione già pessima delle carte.»
Eppure, la stagione di Simone è una delle migliori della sua carriera. «Ho raccolto il massimo: vincere la 24 Ore è sinonimo di testa, capacità, non mollare. Tutti sanno quanto ho rincorso questo momento, quanto ci tenessi. Tante cose positive: è una stagione intermedia, sono lì tra i top di quelli che hanno fatto più punti quest’anno. Ci giochiamo tutto. Sarà importante anche la Champions: è importante esserci. Le carte possono esserci o no, ma l’importante è esserci. E fino ad adesso ci sono stato sempre.»
Poi c’è il tema ranking. «So che c’è questa possibilità di andare al primo posto. Sarebbe clamoroso. Arturo è in vantaggio e meriterebbe. Chi ci va, lo merita sicuramente.»
Infine, lo sguardo sulla finale. «Che partita sarà oggi? Sarà dura. Ci sono cinque giocatori che, per un motivo o per l’altro, aspettano una vittoria per cambiare il destino: della stagione o della carriera. Mi aspetto tanta aggressività. L’importante è trovarsi nella parte giusta quando ci sono giocatori troppo aggressivi, perché spesso sono controproducenti. Affrontiamo la gara con razionalità. Un secondo, terzo, quarto o quinto posto cambia poco, anche se i punti per il ranking sono importanti. Però, per essere sincero, penso solo alla vittoria.»
Simone Stagnitta ci arriva così, con una stagione buona sulle spalle e la consapevolezza di essere nel suo miglior momento tecnico e mentale di sempre.