La domanda che in molti si sono fatti è quando Simone Stagnitta avrebbe finalmente spezzato la maledizione dei secondi posti? La risposta è arrivata in una giornata che definire magica sarebbe riduttivo.
Il neo-campione della Champions League 2025 si è raccontato in esclusiva ai microfoni di Giro Al Buio – L’Originale, ancora visibilmente emozionato per il trionfo che ha chiuso un cerchio lungo una carriera: “Le sensazioni sono state clamorose, il momento in cui ho realizzato di aver vinto con quella mano finale, di aver conquistato la Champions, ancora adesso assaporo quel momento. È un sollievo moltiplicato per cento rispetto alla 24 ore.”
I numeri parlano chiaro e Simone li rivendica con orgoglio: “17 presenze in Champions, 11 finali, di cui 5 secondi posti e ora un primo posto. Sono dati clamorosi secondo me. Mancava la vittoria, tutto il resto non aveva senso senza di essa. Adesso c’è e tutto assume un contorno diverso.”
Ma è il racconto della giornata del trionfo a lasciare senza parole. Simone non nasconde l’incredibilità degli eventi: “La mattina ero ad assistere alla nascita del mio secondo figlio. L’emozione che si prova in quei momenti è clamorosa, venivo da una notte insonne. Io non ho mai pensato di poter andare a giocare la partita la mattina stessa.”
Una serie di incastri perfetti ha permesso a Simone di essere al tavolo: “Ringrazio Nino Ferrara che ha dato la sua disponibilità fino all’ultimo, fino alle 15:29 era pronto per entrare in campo e sostituirmi. E Giuseppe Barone e Giovanni Nastasi che hanno organizzato tutto negli ultimi minuti. Io proprio non ero in condizioni fisiche e mentali per farlo.” Lo stato di leggerezza del pomeriggio si è trasformato in tensione pura nel finale: “L’ultima mano è stata potente perché ho sentito il peso della storia. A un certo punto non dipendeva più da me, in quel momento ero sospeso in un limbo dantesco.”
Il trionfo in Champions ha portato Simone anche al primo posto nel ranking NBL: “Ritorno al primo posto dopo quasi 15 anni ed è un risultato che significa tanto. Se ero primo 15 anni fa vuol dire che avevo le capacità di emergere in questa lega che ha visto soltanto sette elementi al primo posto nel ranking. È una cosa molto esclusiva.”
Sulla Mazza d’Oro, l’altro grande obiettivo della carriera, si mostra cauto: “In due occasioni sicuramente l’avrei meritato di vincerla anche non avendo vinto la Champions, mi riferisco al 2014 e 2016. Il livello che ho assunto adesso è nettamente superiore, ma anche tutti gli altri sono migliorati. Per questa edizione non voglio influenzare né in un verso né in un altro affinché tutti votano come meglio credano.”
Simone non dimentica il significato della vittoria contro Giancarlo: “Ho vinto contro il re della Champions, ho scalzato il primo nel ranking battendolo sul campo proprio nella finale. Ho interrotto la sua striscia di imbattibilità. Se aggiungiamo che in campo ci fossero il re del Ranking Daniele e il vice re della Champions mi rendo conto che non poteva esserci una storia migliore da raccontare per far capire il peso di questo evento.
Il momento più critico è arrivato quando sembrava tutto perduto: “A un certo punto ero ultimo nella finale. Statisticamente solo in pochissimi sono riusciti nella storia a rimontare dall’ultimo posto al primo dopo una certa mano. Ho pensato che fosse quasi finita, ma poco prima del punto di non ritorno, dopo qualche mano vinta, con quei punti, ho capito che poteva essere la mia giornata. In Champions è fondamentale non uscire di partita, pazientare e attaccare. È andata così, ho studiato dai migliori.”