In conferenza stampa pre partita Nino Ferrara si presenta con la sua solita schiettezza, consapevole di essere alla vigilia della seconda finale consecutiva di Coppa di Lega, una competizione in cui sembra trovarsi a suo agio e che spera possa regalargli il primo titolo della carriera escludendo quello di squadra.
«Domani sarò impegnato in questa finale di Coppa di Lega, che è un premio importante, anche se è una competizione di consolazione per quelli che non sono arrivati alle finali della Super League,» esordisce Nino. «Quest’anno la Super League mi ha visto protagonista di belle partite. Sono stato proprio lì, a un passo dalla qualificazione, e le mie uniche due sconfitte sono arrivate contro Arturo e Giancarlo, i due colossi. Arturo poi ha anche vinto la competizione. Mi mancano quei nove punti frutto di quelle sconfitte, se considero anche il posticipo. Ero in un girone tosto, con Simone, Arturo, Giancarlo e Giovanni Nastasi, e arrivare terzo per me è stata una soddisfazione.»
Il pensiero poi torna alla finale di domani. «Naturalmente sono emozionato, è la mia seconda finale consecutiva. L’anno scorso ci sono riuscito e sembra che la Coppa di Lega sia la competizione in cui mi sento più a mio agio. Me la gioco. Mi piacerebbe vincerla e scrivere il mio nome per la prima volta in bacheca. Chissà se sarà l’anno buono: Arturo quest’anno ha vinto il suo primo trofeo NBL, magari vorrei seguirlo. Sarebbe bello.»
La conferenza si accende quando Nino tocca il tema delle critiche. «Non capisco perché, se un errore lo faccio io, succede il finimondo. Se invece lo fa un campione abituato a vincere trofei e posizioni alte nel ranking, viene giudicato un semplice errore e non una colpa. Spero che un giorno qualcuno me lo spieghi.»
Nonostante gli appunti ricevuti negli anni, Nino mostra orgoglio per quanto costruito recentemente. «L’anno scorso sono stato felicissimo dei premi che l’NBL mi ha assegnato. Si vede che ciò che ho fatto è stato riconosciuto e spero di togliermi altre soddisfazioni. Faccio anche i complimenti ad Arturo per la sua vittoria nella Super League: non lo conoscevo personalmente fino alla finale dell’anno scorso, mi sembra una persona seria, umile, non montata come magari qualcun altro. Credo che la sua vittoria sia meritata.»
Nino torna poi sulla rimonta dello scorso anno, quella che lo portò clamorosamente in finale. «È stata una rimonta incredibile, non me l’aspettavo neanche io. Quando gioco con la testa serena non parto mai sconfitto, e questo l’ho imparato nella briscola soprattutto da Giancarlo. È sempre stato quello che mi ha motivato, che mi ha sostenuto nei miei sbagli e nelle mie scelte. Il primo trofeo che vincerò lo dedicherò sicuramente a lui: per me rimane il numero uno della NBL.»
La semifinale di quest’anno, contro Franco Coletta, l’ha visto protagonista di un’altra prova solida. «Ho giocato a Buio e nelle prime due partite avevo accumulato un vantaggio enorme, ma c’è sempre la paura che la partita perfetta possa riuscire a tutti. Potevo anche pensare a una rimonta clamorosa di Franco, come quella che ho fatto io l’anno scorso.»
È un anno che Nino definisce senza mezzi termini «fantastico». «Credo di stare giocando bene. Non mi sto penalizzando nel gioco, non sto rischiando troppo, prendo coraggio nel chiamare e non sto penalizzando gli altri. L’anno scorso ho raggiunto la mia prima finale di Champions League, arrivando terzo a un punto da Simone. In Super League me la sono cavata bene. Mi manca la 24 Ore, ma è comunque un anno soddisfacente. Sarebbe bello coronarlo con la vittoria della Coppa di Lega.»
Nino affronta poi il tema delle critiche verso di lui. «Sono sereno. Guardando le partite, mie e degli altri, vedo che l’errore ci sta sempre, anche da parte dei campioni. Giancarlo ha fatto un errore che gli ha compromesso la Super League, Ciccio Vecchio nella 24 Ore ha avuto la storia del cavallo. Sbagliamo tutti. Se poi il valore dello sbaglio cambia a seconda della persona, sono problemi di chi giudica. Io quando sbaglio lo ammetto, lo riconosco, e penso che da uno sbaglio possa nascere sempre qualcosa di costruttivo.»
E aggiunge, con un filo d’orgoglio: «Credo che la mia briscola non stia penalizzando nessuno. Anche nelle amichevoli sto giocando bene. Nessuno ha da ridire, almeno davanti. Se poi dietro parlano non lo so. Ma chi mi vuole criticare, venga a dirmelo in faccia: sono pronto a qualsiasi spiegazione e chiarimento, come ho fatto con Daniele nell’ultima Champions League. Per me è acqua passata, tutto risolto. Non vedo l’ora di rivederlo per dargli una stretta di mano e basta, non ci metto il dito nella piaga.»
Si chiude con un pensiero alla Champions League, la più desiderata. «La Champions è la competizione che mette dentro i campioni veri e stravolge tutta la NBL. Tutti vorrebbero vincerla, e anch’io. So che la mia posizione non è delle migliori, ma se avessi la possibilità di accedere, tramite wildcard o preliminari o qualsiasi modo, me la giocherei come l’anno scorso. Sono arrivato in finale fuori da ogni pronostico. Credo di essere migliorato come giocatore, come persona, nei rapporti. Ogni volta che gioco do il massimo, metto impegno, e cerco sempre di non penalizzare né il mio compagno né gli altri. A volte potrei azzardare una chiamata, ma per non rischiare preferisco passare. Tutelo me e tutelo anche gli altri. Credo che questa sia una caratteristica unica nei giocatori della NBL.»