Non è bastata la super prestazione di Franco Coletta che ha portato a conquistare l’MVP del torneo per la quarta volta; è lui stesso a confermare le sue responsabilità che non hanno portato alla vittoria del torneo.
Due volte vincitore del torneo, nel 2019 con “I 3 del Cappotto” e nel 2022 accanto a Daniele Raiti e Claudio Barbagallo, è diventato però il giocatore che più di chiunque altro ha trasformato la maratona in un palcoscenico personale, arrivando a imporsi come “migliore in campo” in ben quattro edizioni: 2017, 2018, 2025. Un primato che nessuno riesce ad avvicinare, ma che porta con sé un destino amaro: l’MVP non sempre coincide con la vittoria, e per Franco questa volta non è bastato per sollevare il trofeo.
Il debutto nella 24 Ore era arrivato nel 2017, con un impatto immediato. Lì si era segnalato come giocatore capace di lasciare il segno, tanto da guadagnarsi già al primo colpo la nomina di migliore in campo. La conferma arrivò nel 2018, con un +81 su 97 mani che gli valse non solo il riconoscimento individuale, ma anche la qualificazione alla Champions League. Eppure, anche allora, mancò la vittoria collettiva.
Quando nel 2019 trionfò insieme a Daniel Nicotra e Nico Milazzo, sembrò aver sfatato la maledizione. Poi nel 2020 replicò accanto a Soraya Savoca e poi con Daniele Raiti e Claudio Barbagallo, inserendo la 24 Ore nel suo palmarès per la terza volta. Ma è nelle edizioni che non ha vinto che si è confermato tra i migliori di questa competizione pur senza salire sul gradino più alto.
L’ultima edizione, quella del 2025, ha ripetuto lo stesso copione. Gli “Ignoti 3” di Simone Stagnitta, Andrea Sgroi e Giovanni Nastasi hanno vinto il torneo, ma l’MVP è stato ancora una volta Franco Coletta. La sua prestazione, di grande continuità, non è però bastata a portare la sua squadra al successo. Nel dopo gara, Franco non ha nascosto il rammarico. Ha spiegato di aver «provato in tutte le maniere» e di aver pagato «due errori pesanti», uno durante la nottata e uno per non essersi fidato delle carte del compagno Arturo per un potenziale cappotto. Due momenti decisivi.
Il dispiacere è stato evidente, ma Franco ha saputo anche contestualizzare la sconfitta: «Il rammarico c’è stato al cento per cento, ma non ci sarà in futuro, perché è un gioco. Sarei stato contento di far vincere la mia squadra. Ho sbagliato, però ho portato un buon risultato che non credevo di poter fare».
Sulla squadra, ha parlato con equilibrio. Ha riconosciuto che «è mancato un po’ Ciccio, ma non comandano i giocatori, comandano le carte». Ha difeso Daniele, «che il suo piccolo lo ha messo», ribadendo che la differenza si è giocata davvero sui dettagli. «Abbiamo perso per pochi punti. Per colpa mia o per colpa di altri, non è di nessuno la colpa. Purtroppo è il gioco, abbiamo fatto qualche sbaglio e l’abbiamo pagato».
Neanche sugli avversari sono arrivate polemiche, anzi. Franco ha voluto sottolinearne il valore: «Bravi, molto bravi, ho visto una squadra dove tutte tre si sono impegnati al massimo nel voler vincere questa 24 Ore. Ci sono riusciti. Io ho provato a metterci un bastone in mezzo alla ruota, ma all’ultimo mi sono arreso, non ce l’ho fatta».
